di Salvo Barbagallo
Emblematica e significativa la visita lampo del ministro italiano Roberta Pinotti tre giorni addietro a Sigonella, dove ha incontrato il Capo di Stato maggiore del Pentagono, segretario della Difesa americano, Ashton Carter. Una visita apparentemente “aggiuntiva” dal momento che la Pinotti doveva incontrare l’indomani Ashton Carter a Roma, e quindi con uno scopo (quale?) ben preciso quello dell’inconsueta trasferta in Sicilia dei due personaggi. Occorre ricordare che è già in corso la “Trident Juncture 2015” definita dagli stessi soggetti interessati la più grande esercitazione Nato nel Mediterraneo dalla fine della guerra fredda. Ebbene e anche se nessuno lo dice, è proprio Sigonella il punto focale di questa esercitazione che vede impiegati solo in Sicilia circa seimila militari, tremila dei quali giunti in Europa direttamente dagli Stati Uniti, 200 tra cacciabombardieri, aerei-spia e grandi velivoli e una sessantina di unità navali di superficie e sottomarini che ruotano attorno allo scalo aereo di Trapani-Birgi. Quale sarà stata la tematica del meeting Pinotti-Carter tenuto nell’installazione militare USA alla vigilia della decisione che l’Italia (?) dovrà prendere sulla partecipazione dei “Tornado” italiani in Iraq contro gli jihadisti del Califfato nero?
Forse la risposta ci viene offerta dalle parole pronunciate dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nel corso della riunione dei ministri della Difesa della Nato, in merito all’attuale situazione in Siria e in merito alla presunta escalation dei raid russi che avrebbero colpito anche obiettivi non Isis: in Siria “a lungo termine non c’è soluzione militare, ci deve essere la transizione“, ovvero Assad deve lasciare il potere. “la Russia non mira all’Isis ma agli altri gruppi e sostiene il regime di Assad”– Una posizione “politica” spiaccicata su quella degli Stati Uniti d’America e affiancata anche dalla Germania e dalla Gran Bretagna (il ministro britannico Michael Fallon ha dichiarato “Chiederemo esplicitamente alla Russia di smettere di sostenere il regime di Assad e di usare costruttivamente la sua influenza sul regime”). Insomma, la NATO, dunque, deve eliminare (in nome e per conto degli USA che non intendono farlo “apertamente”) Bashar Al Assad? E’ un’ipotesi plausibile. Pertanto…
Pertanto in quest’ottica potrebbe assumere una particolare valenza l’imprevista (?) riunione Pinotti-Carter a Sigonella, centro nevralgico a sud delle esercitazioni NATO nel Mediterraneo, la “Manta” (che ha preceduto di una settimana) e la “Trident Juncture”. Solo un assembramento di forze per saggiarne la cooperazione, o un “raggruppamento” in previsione di qualcosa d’altro? Ipotesi, solo ipotesi, ma razionalmente plausibili. Se così fosse la Sicilia verrebbe trasformata in tempi brevi in “zona di guerra”, anche se tale la Sicilia da tempo dovrebbe considerarsi vista l’alta densità di basi militari (la maggior parte made in USA) sparse nel suo territorio. La “trasferta” siciliana di Roberta Pinotti, alla fine, non dovrebbe essere un rebus, tenuto conto che il giorno dopo, a Roma, il ministro italiano si è intrattenuto con Ashton Carter per due ore parlando di Libia, fronte mediorientale e Afghanistan. Nell’incontro nella Capitale Carter ha insistito: l’Italia deve utilizzare i caccia nei bombardamenti contro l’Isis. Allo stato attuale i 4 Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi schierati in Kuwait (con 2 droni Reaper e un’aerocisterna KC-767A) sono stati impiegati solo in missioni di ricognizione. Questo mese i carabinieri che addestrano la polizia antiterrorismo irachena a Baghdad aumenteranno a 100 uomini. Non è escluso il potenziamento dello schieramento in Kuwait con altri due caccia bombardieri mentre i piani dei militari prevedono il dispiegamento di corpi speciali nel nord dell’Iraq. Le prime aliquote del 9° reggimento “Col Moschin” sono già arrivati al sud, nella zona sciita, ma solo per addestrare. E la Pinotti? Il ministro della Difesa italiano si limita ad affermare: “Il Mediterraneo è stato il focus del nostro incontro. Abbiamo affrontato un’analisi approfondita delle missioni Mare Sicuro e EuNavForMed» a guida italiana”. Certo, il Mediterraneo: non ci vuole molto a capire che su quest’area si gioca di tutto, anche il futuro della Sicilia, già avamposto di guerra avanzato.
Una bella metamorfosi, quella del premier Matteo Renzi e del ministro Roberta Pinotti, come ha fatto notare ieri il giornale “Il Fatto Quotidiano”: da pacifisti sfegatati a guerrafondai. Non c’è che dire e, soprattutto, non c’è che fare…